La prima storia, sepolta tra le sabbie del tempo, è quella di Tony Fowkes...ma chi è costui…direte voi ?
Tony fu un pilota rally auto alla fine degli anni 70; partecipó al Rally Lombard arrivando terzo, secondo alla Londra/Sidney, terzo nel Rally del Sud America.
Le sue prime partecipazioni alla Dakar furono a bordo di jeep Pajero e Subaru come assistenza veloce, ma nel 1991, chiamato a fare il Team manager, rispose…”se proprio devo fare il Team Manager, sarà meglio che conosca in prima persona ció di cui si tratta” !!!
E fu così che si iscrisse alla Parigi Dakar del 1991 nella categoria “Marathon” a bordo di una Africa Twin appartenente al famoso progetto francese “Objectif Dakar”.
Honda UK non volle partecipare all’avventura di Tony e si rifiutó in tutti i modi di appoggiare la sua avventura e solo grazie ad una persona all’interno del mondo Honda britannico si riuscì a importare e sdoganare la Marathon a inizio dicembre, giusto in tempo per la partenza.
La moto era completamente nuova e Tony inizió a fare il rodaggio per poter partire con la moto in piena efficenza, ci furono molti viaggi a Newcastle e ritorno con divagazioni sterrate in mezzo al fango.
Ma come si svolse l’avventura di Tony ?
Appena giunto in Libia con il resto della carovana, il nostro eroe ebbe l’idea di spedire una cartolina ai propri cari prima di inoltrarsi nel deserto per le prove speciali; nella ricerca di un ufficio postale incontró una persona che si offrì di indicargli la strada, una volta arrivati l’indigeno gli offrì anche i francobolli rifiutando ogni forma di pagamento in cambio. Tony (abituato alla celeberrima simpatia inglese) rimase davvero impressionato dalla gentilezza di quell’uomo e si convinse che la Libia fosse davvero la miglior nazione da cui iniziare un avventura dakariana.
Il giorno seguente una guida locale li condusse obbligatoriamente di fronte alle rovine causate da un recente bombardamento statunitense, lasciato completamente inalterato, per mostrare lo scempio fatto dagli americani.
Durante la tappa successiva Tony proseguì in compagnia di un altro pilota chiamato Porterhuis (anch’egli con la Marathon) che saltando una duna si ruppe il bacino travolto dalla moto; nonostante il dolore e le conseguenze dell’infortunio, Tony lo aiutó ad alzarsi e risalire sulla moto per concludere la tappa.
Il giorno successivo la sveglia suonó alle 4.30 perchè la partenza fu fissata molto presto in una tappa che li avrebbe condotti da Sabha a Tumu (641 km).
Ben presto Tony insieme ad un gruppo di motociclisti europei si perse nel deserto e ognuno prese una strada diversa seguendo la propria idea di “giusta direzione”.
L’idea di Tony fu invece quella di salire su una vicina collina per scrutare l’orizzonte alla ricerca di qualche riferimento. In lontananza scorse qualcosa che stava fumando e, seguendo la scia nel cielo, Tony ritrovó la carcassa dell’auto di Pierre Lartigue che, ribaltato, aveva distrutto il suo mezzo, aiutando peró il nostro eroe a trovar la strada giusta.
La giornata non era peró ancora finita, infatti il medesimo giorno Tony andó a sbattere contro un Land Rover rovinando a terra e danneggiando parte della moto; Tony sbattè la testa nell’impatto e i ricordi della dinamica dell’impatto rimasero mai ben chiariti.
Ripartendo Tony si accorse peró di aver perso il CAP per la navigazione e fermó un indigeno per chiedere informazioni sulla strada da seguire: le indicazioni furono pittoresche quanto fantasiose ” mantieni il sole sopra la manopola del gas e segui il suo percorso nel cielo“; ovviamente Tony si perse nel deserto e il sole tramontó !
Riuscì ad arrivare a fine tappa, ma i postumi della caduta e il rumore notturno di una tempesta di sabbia non lo aiutarono di certo a riposare.
Ma la gara riprese il giorno dopo con un altra massacrante tappa di altri 500km partendo da Dirkou; in una zona pianeggiante Tony ebbe un calo di concentrazione nel cercare la rotta e si imbattè in una serie di dune che iniziarono a far rimbalzare paurosamente la sua moto; in un attimo si ritrovó per terra rimanendo in uno stato “sospeso” per una quindicina di minuti; al termine di questo momento una fitta lancinante gli trapassó la spalla e scoprì di aver fratturato una spalla oltre ad altre serie lesioni alle costole.
La decisione fu quella di attivare la balise e farsi soccorrere, fortunatamente una Jeep della TSO arrivó in breve tempo imbottendolo di antidolorifici, Tony riprese la sua moto e in 2 ore ritornó a Dirkou dove si fece medicare adeguatemente.
Ma Tony voleva continuare e fece uno scambio con un camion Tatra: sarebbe stato a bordo come passeggero (con la spalla fratturata) se avesse permesso ad uno dei piloti di guidare la sua Africa Twin Marathon fino ad Agadez.
Ad Agadez ci fu la scoperta del vero obiettivo della Honda con il progetto Africa Twin: un plotone di tecnici giapponesi armati di block-notes e macchina fotografica circondó tutte le Africa Twin sopravvissute che vennero analizzate, scansionate, verificate e ricostruite con la sostituzione di tutte le parti sottoposte a usura. L’Objectif Dakar fu in realtà un maxi long test con 50 moto per verificare la robustezza e qualità costruttiva dei materiali della Honda.
E il nostro Tony ?
Tony Fowkes, ritirato dalla competizione ufficiale, decise comunque di proseguire e riuscì tra mille avventure ad arrivare a Dakar ad un andatura e ritmo diversi da quelli della gara.
All’arrivo nella capitale del Senegal si comperó un costume da bagno e, dopo aver noleggiato un catamarano, veleggió per qualche giorno lungo la costa atlantica.
Oggi non si sà che fine abbia fatto, ma la sua storia con questo articolo, non sarà più dimenticata tra le sabbie del tempo….